È abbastanza curioso che i residenti limitrofi all’ex Officina del gas, che tollerano il rumore (e i gas di scarico) del traffico, si lamentino per il canto delle rane attorno alle due vasche d’acqua.
Ci abituiamo, o meglio veniamo abituati, ai rumori e all’inquinamento che saturano la nostra invivibile società e mal tolleriamo i rumori della natura.
Ricordo che qualche anno fa la stessa cosa accadde nella zona retrostante l’ex chiesa di Santa Croce (sempre di rane si trattava, dal gracidio particolare). Ora le rane non cantano più, sono rimasti i gatti. Speriamo che li lascino in pace.
Quando l’ex asilo infantile di via Tombesi, fu destinato all’università, nata fra l’altro come Facoltà di Scienze ambientali, verso sera i passeri tornavano al nido tra i rami degli alberi del cortile e cinguettavano tutti assieme facendo un rumore assordante a me graditissimo, come lo era,risalendo agli anni folli della speculazione edilizia, quello che producevano tra i rami del grande pioppo che cresceva in via Oriani, sostituito da un orribile ma assai più redditizio condominio.
È abbastanza curioso che i residenti limitrofi all’ex Officina del gas, che tollerano il rumore (e i gas di scarico) del traffico, si lamentino per il canto delle rane attorno alle due vasche d’acqua.
Ci abituiamo, o meglio veniamo abituati, ai rumori e all’inquinamento che saturano la nostra invivibile società e mal tolleriamo i rumori della natura.
Ricordo che qualche anno fa la stessa cosa accadde nella zona retrostante l’ex chiesa di Santa Croce (sempre di rane si trattava, dal gracidio particolare). Ora le rane non cantano più, sono rimasti i gatti. Speriamo che li lascino in pace.
Quando l’ex asilo infantile di via Tombesi, fu destinato all’università, nata fra l’altro come Facoltà di Scienze ambientali, verso sera i passeri tornavano al nido tra i rami degli alberi del cortile e cinguettavano tutti assieme facendo un rumore assordante a me graditissimo, come lo era,risalendo agli anni folli della speculazione edilizia, quello che producevano tra i rami del grande pioppo che cresceva in via Oriani, sostituito da un orribile ma assai più redditizio condominio.